domenica 21 novembre 2010

Quasi Natale

Strada Bucur è una delle tante strade di Bucarest che aspettano il Natale. Vicino a strada Bucur le luci natalizie, che si sono già arrampicate sui lampioni servendosi degli inestricabili grovigli di cavi elettrici, aspettano il Natale. Un bambino compie gli anni, in una festa di famiglia. Ma oggi, mentre si aspetta il compleanno del Bambino, Cristina compie 17 anni. Oggi stava veramente male. La colla l'ha distrutta e l'ha imprigionata in un viso di tristezza e rabbia.

Arrivato in strada Bucur compro due pagnotte, tre scatole di salamini e un'acqua naturale. Incontro i ragazzi di Bucarest al solito posto. La panchina sulla strada che porta a Costanta ne raccoglie otto oggi. La colla nelle loro mani sembra innocua, ma li rende rincoglioniti, come Cristina stasera. Ma mi vengono incontro, vedendomi arrivare, e mi chiamano per nome: "Lorenzo, Lorenzo". Chissà...penso si ricordassero che sarei venuto venerdì sera da loro con la cena. La borsa della spesa purtroppo non offre molte prelibatezze, solo pane e salame, e alcuni ne rimangono delusi. La cena resta nelle mie mani, non deve scappare, soprattutto perchè hanno molta fame e bisogna fare attenzione. Ho bisogno di fare un sorriso a Florin e ad un altro ragazzo di 24 anni; credo di dover avere la loro autorizzazione per procedere con la cena in quanto sono i più grandi, e io ho notato una certa gerarchia nel gruppo.


Possiamo mangiare. Ma non mi va di stare in strada. Propongo di spostarci in un posto più riparato dai rumori del traffico, magari un posto al chiuso. I ragazzi mi portano in un rudere accanto all'incrocio tra strada Bucur e il grande viale che porta a Piata Unirii. E' una casa semidistrutta, con i muri squarciati e le macerie cadute nel piccolo vialetto che porta all'entrata. Florin ha la chiave del cancello. Aspetta che tutti entriamo e poi lo chiude. Entrato nel rudere mi assale un odore nausenate di merda e piscio, così intenso che non nascondo gli sforzi per trattenere i conati. Ma mi riprendo e salgo con loro al primo piano, dove entrano in una stanza con tre pareti e una finestra, nella quale si sono portati materassi per dormire, ma non per tutti. Infatti quando i piccolini di 12 anni hanno cercato di distendersi sul materasso di Mustafa, il quarto più vecchio, ma il più sveglio di tutti, 19 anni, sono stati portati via a forza.
Distribuisco la cena il più equamente possibile. Appena dispongo sul letto il cibo mi si forma un cerchio di persone intorno, affamati con l'istinto di non aspettare la propria parte. Ma la distribuzione del cibo procede quasi alla perfezione. Purtroppo Floria e Cristina, le due sorelle di 16 e 17 anni (così dicono ma a me pare che ne abbiano 14) non hanno ricevuto una porzione come gli altri. Allora decido di andare a comprare altri due pezzi di pane. Florin e Mustafa decidono di accompagnarmi, anche perchè Florin ha le chiavi della casa, ed eravamo chiusi dentro. In tre andiamo nel chiosco di cibo ancora aperto. Ovviamente i ragazzi sono furbi e ne approfittano dei mie lei, e mi chiedono un pacchetto di sigarette. Glielo avrei dato volentieri, ma devono capire che non sono colui che deve risolvere i loro problemi, e che non posso permettermi di comprare oltre il cibo anche il fumo. Un'altra volta, magari domenica, porterò loro le sigarette. Mi sembra che la loro voglia di fumare sia come un bisogno di disintossicarsi da quella colla di merda, che gli sporca la bocca di quel suo colore argento, quasi come se fosse un elisir di lunga vita, fatata ed ingannevole bevanda di qualche eroe che cade nell'inganno di poter diventare invincibile contro il freddo e la fame. Il fumo è più normale, il fumo è più leggero. Non lo so se è così, ipotizzo che sia un bisogno e non solo una voglia.
Ma non facciamo neppure tempo ad attaversare una strada che si maerializza un'auto della polizia, e ci ferma. Che facciamo qui, perchè siamo in strada. Via quella colla! Mi guardano strano, ma non spiaccico parola. Florin si fa piccolo e mette le mani davanti, leggermente in alto, quasi per arrendersi ad un volere, dal quale neanche loro, i "sempre-liberi" ragazzi di strada, non possono scappare. Sguardi malefici di uno stato senza la S maiuscola. Anadatevene via. Scio! Il poliziotto ha detto "sciò"! Andatevene o saranno guai.
Nascondetevi.
E nello stesso momento penso al compleanno di Cristina, che ora si è accasciata per terra, in quella stanza di macerie, con un sacco a pelo che più che gli occhi le vorrebbe coprire le orecchie. E' già due volte che vedo Cristina così male. La colla la sta mangiando. Chiedo a loro quante ore dormono per notte.
Dipende da quando finisce la colla. Mi dice Florin.
Quanta colla consumano? Sempre Florin mi dice che ne usa quasi un litro al giorno, un litro di questa sostanza inalante, che loro la mettono in sacchetti presi dai cestini della spazzatura. Mustafa dice che usa mezzo litro al giorno di questa maledetta droga che loro chiamano "bronze", questa sostanza miscela di colla e vernici industriali, prodotta con l'acqua di chissà che posto. Con questa colla non sentono freddo e poco la fame, ma mette loro nervosismo ed agitazione. Cristina si è accasciata per questo. Altri ragazzi cominciano ad essere nervosi. Alin non ragiona più. Lui è il secondo più vecchio, ha 23 anni, ma ha molti problemi psicologici. Mi parla di sua mamma, che vorrebbe fosse con lui. Io non so se questi ragazzi abbandonati abbiano mai conosciuto le loro mamme. Mi viene da dire di no.
Ormai è ora di andare ragazzi, non riesco più a trovare parole in romeno da dirvi. Il mio romeno non è ancora molto ricco. Dopo due ore e mezza di serata assieme devo lasciarvi. No grazie Alin, non resto con voi a dormire, magari un'altra volta. Ciao.
Pa pa.

Uscito dalla "villa in macerie" mi metto a sedere su una panchina di fronte alle luci natalizie.


6 commenti:

  1. Ti dirò che mi ha sempre incuriosito la situazione dei ragazzi di Bucarest. Circolano molte leggende, molti racconti, però non bastano a capire la gravità e la complessità della situazione. Questi post invece raccontano bene una realtà poco conosciuta.
    Stai bene? Ti aspetto, per far quattro chiacchiere davanti a una pizza, o a un aperitivo.
    A presto,
    diama

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  2. Non vedo l'ora della pizza, spero solo non partiate per Parigi prima che ci vediamo. Comunque a parte i "racconti di strada",o meglio i "racconti dalla strada", come questo,che servono sicuramente per dare l'idea, credo che sia necessario capire come uno stato dell'Ue possa avere ancora oggi, nel 2011, queste realtà nel centro della sua capitale. E io credo che fuori Bucarest la situazione non sia assolutamente migliore.

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  3. Cristian, in coca nostra, ha lavorato per qualche tempo a Bucarest. Mi aveva detto che secondo lui il problema dei ragazzi era ingigantito! Sentendo quello che vedi tu non direi proprio. This is a very strong servizio comunque,sai! Noi siamo a Vicenza ben prima di partire per parigi. ti aspettiamo all'asgard, anche se questi mesi è invaso dai terroni dell'esercito ospitati alla chinotto. Aggiorna quando puoi che scrivi bello bello! Gio

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  4. Ma ci sono tanti giovani in questa condizione? Pauroso comunque, inimmaginabile per noi che viviamo qui.. Beh, Lolli, quando torni fai uno squillo che ci prendiamo uno spritz (forse meglio un vin brulé) e mi racconti. Ciaociao
    Ste Poggi

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  5. ma quando torni lollo? ovvio che ci si piglia una pizza assieme!e poi asgard!

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  6. Torno il 18 direttamente all'Asgard, tanto ho il letto per dormire, li' nello sgabuzzino di Mor, giusto Gio?
    Ciao Ste! Scriverò a breve un noioso post sulla situazione dei ragazzi di strada, magari inserendo delle testimonianze. La situazione generale, Gio, non è migliorata, dicono che sia peggiorata per tre motivi principali (che vi spiegherò meglio comunque): la crisi economica (la diminuzione degli investimenti nel settore da parte dello Stato e delle ong), la diffusione di tipi di droga più pericolosi di quelli di 15 anni fa, e il fatto che nel centro di Bucarest questo problema effettivamente non si vede tanto. Ma il problema c'è. Questo è grave: è come se una maschera fosse sistemata sul centro di Bucarest.
    Spero di scrivere presto

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