domenica 19 dicembre 2010

Un pensiero a caldo

Un pensiero a caldo da una mansarda riscaldata.

Ma chi l’ha detto che in questi giorni a Bucarest faccia freddo?
Non prendiamoci in giro: Bucarest è una città gelida e bollente allo stesso tempo. Il caldo e il freddo convivono nel ventre di questa città, donna che non sarà mai madre.
La sala comune di Parada è calda e accogliente con le sue pareti colorate e il viso del pagliaccio che ti dà il benvenuto e il thè di quel pomeriggio o la minestra di quella mattina per colazione erano di sicuro bollenti.
In Villa, invece, non è così: le pareti di cemento grezzo sono fredde, così come le mani di Alin, ghiacciate e rigide. Ma dietro alla finestra chiusa e impolverata, brillano flebili le fiamme di poche candeline gialle fissate sul muro con la cera: semplici fonti di calore e di luce. Che magia quando il caldo e il freddo decidono di incontrarsi: due mani che si strofinano, un sorriso e tante parole non dette.
Il vin fiert è bollente, ti scotta la lingua e riscalda la pancia e allora non si può far altro che iniziare a ballare al ritmo di chitarre e fisarmonica, lasciando che tutti i pensieri salgano in alto nel cielo. Chi balla non ha freddo, chi suona non ci pensa: trasferimenti di calore.
Eppure a volte il caldo è terribilmente egoista, si chiude tra i quattro vetri di un locale: una scatola che suda e balla, infernale all’interno, muta da fuori. Cosa avrà mai pensato quel piccoletto (un vecchio o un bambino chissà) che passava quella sera davanti a quella vetrina di corpi danzanti? Forse non l’ha neppure vista a causa della cassa che portava sulle spalle che gli copriva il viso.

Dicono che gli sbalzi di temperatura non facciano troppo bene alla salute, che facciano venire il raffreddore, ma devo ammettere ora che è quasi piacevole soffiarsi il naso in continuazione.

Francesca

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